Rivalutazione rendita catastale: cos'è e come funziona

Aggiornata il 08/07/2021da Redazione

Quando si deve calcolare la rendita catastale di un immobile, è possibile imbattersi nel concetto della rivalutazione della rendita catastale, un aspetto molto importante, poiché è un’operazione che serve come base per effettuare diverse incombenze relative alle compravendite immobiliari e al pagamento delle tasse.

Cosa si intende con questo termine e come funziona in relazione al classico calcolo di questo dato relativo a una proprietà immobiliare? Vediamolo insieme, cercando di affrontare e approfondire nel dettaglio tutte le informazioni più importanti relative a questo concetto.

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Perché effettuare la rivalutazione della rendita catastale?

Conoscere la rendita catastale di un immobile è molto utile al fine di calcolare la base imponibile (ovvero la cifra su cui si dovranno pagare le imposte) di vari tipi di tasse sulla proprietà immobiliare, ma anche altre imposte come quella di successione, quella di compravendita o l’Irpef. Visto che è un dato importante per poter effettuare i giusti calcoli ai fini fiscali, è fondamentale che sia corretto e aggiornato rispetto alla situazione attuale dell’immobile che si possiede.

Può capitare, però, che il valore relativo alla propria abitazione che si ottiene consultando una visura catastale possa non essere aggiornato e qui entra quindi in gioco la necessità di dover effettuare una rivalutazione della rendita catastale.

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Come si calcola la rendita catastale rivalutata?

Per effettuare il calcolo necessario per la rivalutazione della rendita catastale, le operazioni non sono eccessivamente complesse, anche se, per evitare qualsiasi tipo di errore, può essere sempre meglio rivolgersi a un professionista per non rischiare di incorrere in sbagli. In ogni caso, può comunque essere utile conoscere il procedimento, così da avere una maggiore consapevolezza al riguardo.

La rivalutazione è infatti fissata a un tasso del 5% nel caso degli immobili compresi nelle categorie catastali A, C, D ed E, del 40% per quelli del gruppo B, valido per la maggior parte delle imposte, con leggere variazioni a seconda della tassa specifica che viene presa in considerazione. Le differenze nel calcolo, però, non riguardano propriamente il tasso di rivalutazione (che, come detto, è fisso), ma i moltiplicatori da utilizzare successivamente.

I moltiplicatori per la rivalutazione della rendita catastale

Come accennato nel paragrafo precedente, i moltiplicatori da usare per rivalutare la rendita catastale cambiano in base all’imposta.

Poiché i moltiplicatori possono cambiare in base agli aggiornamenti e ai cambiamenti applicati alla legislazione in materia di tassazione, è consigliabile rivolgersi a un professionista per effettuare questo tipo di calcoli. In questo senso, è possibile calcolare la rendita catastale rivalutata, tenendo conto di questi moltiplicatori, tramite l’utilizzo di servizi online dedicati o rivolgendosi a un commercialista o al CAF, se svolge anche questo tipo di servizio.

Esempio di calcolo della rendita catastale rivalutata

Partendo dal valore catastale di un immobile (che, come abbiamo detto, si può leggere su una visura catastale o che si può richiedere presso il servizio dedicato dell’Agenzia delle Entrate), per calcolarne la versione rivalutata è necessario svolgere le seguenti operazioni.

Immaginando che la rendita catastale dell’appartamento preso in considerazione sia di 200 euro, per effettuarne la rivalutazione è sufficiente aumentare questo valore del 5%, ovvero il tasso fisso di rivalutazione. La formula da applicare è quindi: 200x5%=210.

La rendita catastale rivalutata risulta quindi di 210 euro, cifra che dovrà poi essere moltiplicata per uno dei coefficienti di moltiplicazione relativi all’imposta che sarà necessario pagare, così da ricavare la base imponibile corretta rispetto a cui calcolare l’importo dovuto. Ad esempio, il coefficiente di moltiplicazione dell’Imu per la seconda casa è di 1,60, quindi 210x1,60=336, che sarà la base imponibile a cui sarà applicata l’aliquota Imu decisa dal comune in cui è situato l’immobile.

Si può ridurre il valore della rendita catastale?

Poiché ridurre il valore della rendita catastale di un immobile significa che è possibile pagare meno tasse, una domanda frequente è quella che chiede se vi è la possibilità di diminuire il valore della rendita catastale rivalutata relativa a un immobile.

Questo è, in effetti, possibile, ma solamente entro alcuni casi specifici:

  • se l’immobile è in uno stato di degrado o se è stato abbandonato
  • se la destinazione d’uso dell’immobile è stata modificata

Valore immobile e rendita catastale rivalutata: sono la stessa cosa?

Importante è non confondere il concetto di rendita catastale rivalutata con il valore commerciale dell’immobile. Il valore catastale, ovvero quello ottenuto tramite il calcolo della rendita catastale, è un valore fiscale, che viene utilizzato per determinare l’importo da corrispondere per tasse e imposte.

Al contrario, il valore commerciale di una proprietà immobiliare, ottenibile tramite una valutazione immobile, ne indica il prezzo di che si può richiedere nel caso in cui si decida di vendere casa.

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