Perché effettuare la rivalutazione della rendita catastale?
Come si calcola la rendita catastale rivalutata?
I moltiplicatori per la rivalutazione della rendita catastale
Esempio di calcolo della rendita catastale rivalutata
Partendo dal valore catastale di un immobile (che, come abbiamo detto, si può leggere su una visura catastale o che si può richiedere presso il servizio dedicato dell’Agenzia delle Entrate), per calcolarne la versione rivalutata è necessario svolgere le seguenti operazioni.
Immaginando che la rendita catastale dell’appartamento preso in considerazione sia di 200 euro, per effettuarne la rivalutazione è sufficiente aumentare questo valore del 5%, ovvero il tasso fisso di rivalutazione. La formula da applicare è quindi: 200x5%=210.
La rendita catastale rivalutata risulta quindi di 210 euro, cifra che dovrà poi essere moltiplicata per uno dei coefficienti di moltiplicazione relativi all’imposta che sarà necessario pagare, così da ricavare la base imponibile corretta rispetto a cui calcolare l’importo dovuto. Ad esempio, il coefficiente di moltiplicazione dell’Imu per la seconda casa è di 1,60, quindi 210x1,60=336, che sarà la base imponibile a cui sarà applicata l’aliquota Imu decisa dal comune in cui è situato l’immobile.
Si può ridurre il valore della rendita catastale?
Poiché ridurre il valore della rendita catastale di un immobile significa che è possibile pagare meno tasse, una domanda frequente è quella che chiede se vi è la possibilità di diminuire il valore della rendita catastale rivalutata relativa a un immobile. Questo è, in effetti, possibile, ma solamente entro alcuni casi specifici:
se l’immobile è in uno stato di degrado o se è stato abbandonato
se la destinazione d’uso dell’immobile è stata modificata