Difformità Parti Comuni Condominio e Immobili per la Vendita

Aggiornata il 25/06/2025da Redazione
Difformità Parti Comuni Condominio e Immobili per la Vendita
La vendita di un immobile situato in un condominio richiede attenzione non solo allo stato dell’appartamento, ma anche alla regolarità delle parti comuni. Difformità o irregolarità strutturali possono rappresentare un ostacolo alla compravendita o causare problemi legali successivi alla stipula del contratto. Vediamo nel dettaglio tutto ciò che bisogna sapere sulla vendita di immobili con difformità nelle parti comuni condominiali.
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Vendita di un immobile con parti comuni: quali regole seguire

Quando si vende un immobile situato in un condominio, è fondamentale assicurarsi che tutte le parti comuni siano conformi alla normativa urbanistica ed edilizia vigente. Non è sufficiente che l'appartamento sia in regola: anche le aree condivise come tetto, facciata, vano scale, cortile e locali tecnici devono rispettare le autorizzazioni e i progetti approvati.

In fase di diligenza documentale, acquirente e venditore (spesso tramite notaio o agenzia) dovrebbero controllare:

  • eventuali abusi o modifiche non autorizzate nelle parti comuni;

  • la presenza di delibere condominiali su lavori già eseguiti o in programma;

  • l’esistenza di sanatorie richieste o ottenute.

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Difformità nelle parti comuni del condominio: cosa sapere prima di vendere

Le difformità nelle parti comuni possono essere strutturali (es. chiusura abusiva di un balcone comune) oppure funzionali (es. uso improprio di un locale condominiale). Anche se l’immobile privato è regolare, la presenza di difformità nelle zone comuni può influenzare l’esito della compravendita, rallentandola o esponendo il venditore a richieste di risarcimento. Inoltre, nel caso in cui l’acquirente scopra la presenza di abusi o irregolarità non dichiarate dopo il rogito, potrebbe agire contro il venditore per vizi occulti o difetti non segnalati.

Definizione di parti comuni

Le parti comuni del condominio sono tutte quelle aree dell’edificio che, secondo l’art. 1117 del Codice Civile, sono destinate all’uso comune dei condomini. Tra queste:

  • il suolo su cui sorge l’edificio;

  • le fondamenta, muri maestri, tetti e lastrici solari;

  • scale, androni, portoni, corridoi, cortili;

  • impianti idrici, elettrici, fognari e di riscaldamento centralizzato.

Anche locali come il portierato, i vani ascensori o i garage collettivi possono rientrare in questa categoria.

Quali sono le principali difformità che possono presentarsi?

Le difformità delle parti comuni più frequenti in ambito condominiale includono:

  • Chiusura abusiva di balconi comuni o terrazze;
  • Realizzazione di tettoie o verande non autorizzate;
  • Occupazione esclusiva di spazi comuni (es. cortile, androne);
  • Accessi modificati o eliminati arbitrariamente;
  • Installazione non autorizzata di impianti privati in aree comuni (es. condizionatori o parabole).

Ogni intervento su parti comuni deve essere approvato dall’assemblea condominiale con le maggioranze previste dalla legge e, se necessario, corredato da autorizzazione edilizia comunale.

Il venditore è responsabile dei vizi delle parti condominiali?

Sì, il venditore può essere ritenuto responsabile anche per i vizi delle parti comuni, in quanto l'acquirente acquista una quota di comproprietà di tali aree. Se al momento della vendita l'immobile presenta difformità note ma non dichiarate, queste possono essere considerate vizi occulti e quindi motivo di azione legale da parte dell’acquirente. La responsabilità può essere esclusa solo se:
  • l’acquirente era consapevole delle irregolarità;
  • le difformità sono state chiaramente dichiarate nel contratto di vendita.

Quale diritto vige sulle parti comuni?

Le parti comuni sono di proprietà indivisa tra tutti i condomini, salvo diversa indicazione nel regolamento condominiale o negli atti di acquisto. Ogni condomino ha il diritto di:

  • utilizzare le parti comuni secondo la loro destinazione;
  • partecipare alle spese di manutenzione;
  • opporsi ad abusi da parte di altri condomini.

Ogni intervento o modifica su tali parti richiede il rispetto delle regole condominiali e, in molti casi, il permesso dell’assemblea.

Soluzioni alternative

Nel caso in cui emergano difformità che ostacolano la vendita, ci sono alcune soluzioni alternative:
  • Sanatoria edilizia: regolarizzazione presso il Comune, se possibile.
  • Accordo tra le parti: il venditore può ridurre il prezzo o assumersi l’onere della regolarizzazione.
  • Fideiussione o garanzia post-vendita: per tutelare l’acquirente in caso di scoperta successiva.
  • Risoluzione anticipata delle difformità da parte dell’amministratore o del condominio (se condominio senza amministratore), se si tratta di problematiche comuni.
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Domande frequenti (FAQ)

Cosa accade alle difformità sulle parti comuni di un condominio?

Le difformità possono bloccare o ritardare la vendita dell’immobile. Se non regolarizzate, possono diventare motivo di controversie legali post-rogito, con l’acquirente che può chiedere la risoluzione del contratto o un risarcimento danni.

Qual è la maggioranza necessaria per vendere un immobile condominiale?

Per la vendita di un bene individuale non serve il voto dell’assemblea. Tuttavia, se la vendita riguarda una parte comune, è necessaria una delibera assembleare con maggioranza qualificata (almeno 2/3 dei millesimi e la maggioranza dei partecipanti).

Come si modifica l'uso delle parti comuni in un condominio?

L’uso delle parti comuni può essere modificato solo con delibera dell’assemblea e, in alcuni casi, anche con il consenso unanime se la modifica altera la destinazione d’uso prevista per quelle aree (scopri se è possibile vendere un locale condominiale?).

Cosa si intende per modifica delle parti comuni?

Per modifica si intende qualsiasi intervento che alteri la destinazione o la struttura originaria di una parte comune, come:

  • chiusura di un cortile;
  • installazione di impianti tecnici;
  • cambio d’uso di un locale comune (es. da deposito a palestra).

Quali sono i termini per agire contro il venditore nel caso di abuso edilizio?

Il termine è di un anno dalla scoperta del vizio, come previsto dall’art. 1495 del Codice Civile. In presenza di dolo (cioè se il venditore ha nascosto volontariamente l’abuso), l’acquirente può chiedere la risoluzione del contratto o la riduzione del prezzo, anche oltre tale termine.

Qual è la differenza tra parti comuni e parti condominiali?

Non c'è una differenza sostanziale: i due termini si riferiscono agli stessi elementi dell’edificio condivisi tra i condomini. Tuttavia, "parti comuni" è l’espressione giuridica utilizzata dal Codice Civile, mentre "parti condominiali" è un termine di uso comune.

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