Diritto di abitazione: tutto quello che c’è da sapere

Aggiornata il 21/02/2024da Redazione

Il diritto di abitazione, regolato dall’articolo 1022 del codice civile, è un diritto reale di godimento che permette ad un soggetto di vivere in un’abitazione appartenente ad un’altra persona. I diritti reali di godimento permettono ad un soggetto di utilizzare il bene di proprietà di un altro soggetto e andando in questo modo a limitare il diritto di proprietà del titolare.

Il diritto di abitazione è limitato ai bisogni personali dell'individuo e della sua famiglia, precludendo la possibilità che una persona giuridica ne sia titolare e restringendo l'oggetto del diritto esclusivamente a immobili adatti all'abitazione.

Vediamo insieme quali sono le caratteristiche del diritto di abitazione.

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Le caratteristiche del diritto di abitazione

Nel codice civile viene definito come il diritto di abitare un bene altrui (la casa) in modo limitato al bisogno proprio e a quelli di famiglia.

Questo diritto riguarda solo persone fisiche e permette ai familiari di alloggiare nell’immobile. Le persone giuridiche sono escluse da questo diritto.

Questo diritto non permette al soggetto titolare di destinare l’immobile ad altri usi per adibirlo come ufficio o come magazzino. Il diritto consiste nell’abitare una casa limitatamente ai bisogni del titolare.

La casa adibita a residenza familiare deve rispettare i requisiti di abitabilità e il diritto si estende a tutte le parti dell’immobile come terrazze e giardini.

Nell’articolo 1023 del Codice Civile viene definita la possibilità di estendere il diritto di abitazione ai figli nati anche dopo che è cominciato a valere il diritto. All’interno possono essere inclusi i figli adottivi e quelli riconosciuti. L’ultima categoria che può usufruire di questo diritto sono le persone che convivono con il titolare per prestare dei servizi alla famiglia.

Nell’articolo 1024 viene esplicitata l’impossibilità che l’abitazione possa essere ceduta o data in locazione.

Nell’articolo 1025 vengono definiti gli obblighi inerenti questo tipo di diritto. Chi possiede il diritto ha l’obbligo di sostenere le spese di coltura, procedere con le riparazioni ordinarie e sostenere il pagamento dei tributi. Nel caso la persona occupi solo una parte della casa, avrà l’obbligo di sostenere le spese in proporzione alla propria quota.

Per ricapitolare, i doveri del titolare del diritto di abitazione sono:

  • rispettare la destinazione economica;
  • prendersi cura della casa;
  • restituire la casa nelle medesime condizioni in cui l’ha ricevuta;
  • non cedere o dare in affitto l’abitazione;
  • effettuare la manutenzione ordinaria.
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Le differenze con l’usufrutto

Rispetto all'usufrutto, il diritto di abitazione ha più limiti. Il diritto di usufrutto può valere per immobili di varia natura, mentre quello di abitazione è limitato alla sola casa.

La seconda differenza riguarda la possibilità di cedere il diritto. Con l’usufrutto il titolare del diritto può dare in affitto il bene o stipulare un’ipoteca e può essere pignorabile. Per il diritto di abitazione non è possibile sfruttare la casa per ricavare un guadagno e non è pignorabile.

Mentre il diritto di usufrutto può essere attribuito sia a persone fisiche che giuridiche, **il diritto di abitazione è riservato esclusivamente alle persone fisiche. **

Inoltre, chi possiede un diritto di abitazione non ha la possibilità di sfruttare commercialmente l'immobile; la sua utilizzazione è limitata esclusivamente a scopi residenziali. A differenza dell'usufruttuario, che ha la libertà di cedere, affittare o ipotecare il suo diritto, l'abitatore deve mantenere l'uso dell'immobile confinato alle necessità di vita proprie e della sua famiglia.

Quando si costituisce e decade il diritto?

Il diritto non può estendersi oltre la vita del titolare. Le modalità tramite cui si può costituire questo diritto sono:

  • il contratto;
  • testamento;
  • per legge nel caso di morte di uno dei due coniugi;
  • per sentenza del giudice nel caso di divorzio o separazione, il diritto viene assegnato al coniuge che ottiene l’affidamento dei figli;
  • usucapione.

Per quanto riguarda l’estinzione, le modalità principali con cui questo può avvenire sono:

  • morte del titolare;
  • rinuncia del titolare;
  • scadenza del contratto (se previsto);
  • perimento del bene;
  • consolidazione che avviene quando il titolare del diritto di abitazione diventa proprietario del bene.

La casa coniugale

Nel caso di morte del titolare del diritto, il coniuge superstite acquisisce il diritto a seguito della successione ereditaria. La condizione è che la residenza familiare fosse stabilita in tale immobile. Questo diritto persiste anche se l'immobile deve essere ripartito tra più eredi.

Il diritto di abitazione è valido sulla residenza familiare e di uso sui mobili che fanno parte della casa. Questa norma permette di tutelare le abitudini della famiglia senza essere stravolte in modo ulteriore dalla perdita del familiare.

Va notato che questo diritto non si estende ai casi in cui i coniugi fossero separati legalmente al momento del decesso, in quanto l'obiettivo della normativa è proteggere la continuità delle abitudini di vita della famiglia, evitando che il coniuge sopravvissuto debba lasciare la residenza coniugale.

In scenari di separazione o divorzio, invece, è compito del giudice determinare se attribuire il diritto di abitazione su un immobile di proprietà dell'altro coniuge. Generalmente, il giudice conferisce questo diritto al coniuge a cui sono affidati i figli, senza considerare chi sia l'effettivo proprietario dell'immobile.

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